Pietro Moretti
23° Premio Cairo
Nato a Roma nel 1996, si è laurato a Londra alla Slade School of Fine Art.
Giardino o letto di ospedale? L’immagine alberga da anni nella mente di Pietro Moretti e si materializza qui in un’opera a olio e acquerello, con inchiostri e pigmenti condotti a fluttuare dall’imponderabile ritmo dell’acqua. La composizione è fitta e concitata. Spinge tutti i dettagli sui bordi in cromatismi allucinati dalla dominante verde. Il loro fluire spezza il nostro senso del tempo, della realtà e della percezione, per innescare stati emotivi ai margini. Il titolo è oscuro e inquietante, L’impero delle malattie. Come sempre accade nelle sue opere, lo spunto è letterario, ma anche profondamente intrecciato alla vita reale. Tutto ha origine dal libro di Boris Vian La schiuma dei giorni, con una protagonista consumata da una malattia respiratoria. Ed ecco lo spunto da cui generare una visione dolente e tutta esistenziale. Il tema della malattia è caro all’artista, già in altri dipinti. Protagonista è qui un’Ofelia medicalizzata con ninfee a bloccare i suoi polmoni. Così invasa dalla natura e dalla sua ciclicità impassibile, è sola a vegliare sulla sua malattia. «Lei, così vulnerabile, è però l’unica a comprendere il suo dolore. Per quanto si possa empatizzare, la malattia è solo di chi la vive». Quella donna è avvolta anche da scatole di medicine sotto una luce da ospedale, come una città di farmaci. E poi ci sono le piante, essenze mediche,
che hanno a che fare con il sistema respiratorio. S’insinuano invadenti e inarrestabili anche nel suo corpo. «Da una parte la conformità delle scatole, dall’altra la metamorfosi in divenire della natura». Nella sua sfida al reale, domina sempre un senso di precarietà, tutta psicologica, perfino febbrile.
Cristiana Campanini
olio e acquerello su tela, cm 200x170x4.