Giulia Maiorano
23° Premio Cairo
Nasce a Milano nel 1991, dove vive e lavora.
Il titolo dell’opera in concorso di Giulia Maiorano, Posso quasi toccarti, innesca la narrazione sviluppata, ma lasciata aperta all’interpretazione, all’interno del lavoro. Nella fotografia presentata su uno schermo una ragazza, l’artista stessa, scruta attraverso un telescopio improvvisato − si tratta in realtà di un cono di segnalazione stradale, un oggetto d’uso comune trasfigurato in paradossale e poetico “strumento” come accade d’abitudine nelle sue fotografie. Lo sguardo del soggetto punta dunque verso l’esterno, come a volersi posare su una scultura in ceramica smaltata che sporge dalla parete: una bambina che giace trasognata su un ramo. Si dà il via così a un incontro tra la “virtualità” dell’immagine e la concretezza della scultura, nonché tra diverse età della vita. «Un dialogo tra presente e passato, il tentativo di avvicinarsi a qualcosa di molto lontano da noi, quasi riuscendo a toccarlo». Associando due delle forme espressive abitualmente praticate, l’opera conferma la poetica dell’artista, una sorta di “concettuale introspettivo” basato su situazioni sospese tra realtà e immaginazione, tra esperienza personale e simbologia universale. Non senza una dose di malinconia, dato che anche il lato fiabesco viene colto nei suoi aspetti oscuri e perturbanti. L’atmosfera generale di sottile spaesamento è accentuata dal fatto che l’immagine viene proposta all’interno di uno schermo come se fosse un video, creando l’aspettativa di un movimento che invece non sopraggiunge.
Stefano Castelli
Schermo luminoso e scultura in ceramica smaltata, cm 30x40; cm 40x20x20.