Emilio Gola

Tangerine dream, l’opera in concorso ci mostra tre giovani raccolti in un languido abbraccio, all’ombra di un grande albero, poco distanti da un telo da picnic cosparso di mandarini, biscotti e altri resti di un pranzo da poco consumato. Diplomato all’Accademia di Brera, Gola pratica una pittura quasi esperienziale: non si comporta da demiurgo che dirige ogni posa, ma «lascia accadere il quadro», realizzando un disegno dal vero molto spontaneo che poi rielabora per successive aggiunte e stratificazioni.
Se la scelta del soggetto richiama Le déjeuner sur l’herbe di Édouard Manet – pietra miliare della storia dell’arte moderna per la capacità di infondere al tema campestre una sensibilità moderna –, l’atmosfera intima e l’eleganza perturbante dei protagonisti rimandano invece alla poetica di Balthus. Da quest’ultimo, in particolare, l’artista milanese eredita la dedizione verso la figura umana, intesa come un nucleo rovente attorno cui si addensa l’intera opera. Tutto è visibile eppure segreto in Tangerine dream, tutto esposto eppure inaccessibile, e il ragazzo che rivolge lo sguardo verso di noi sembra cercare un contatto e al tempo stesso sancire una distanza, rendendoci complici di un mistero che possiamo solo scalfire.

Giulia Oglialoro