Martina Corà
22° Premio Cairo
Nata a Como nel 1987. Vive e lavora a Milano.
Si intitola semplicemente (6, 7) la scultura- rebus presentata in concorso da Martina Corà (Como, 1987): i numeri indicano la lunghezza delle due parole che compongono la soluzione. Nella sua esplorazione di elementi della quotidianità e di archetipi della cultura popolare, l’artista ha infatti scelto stavolta l’enigmistica. Anziché bidimensionale, il rebus è qui in tre dimensioni, con le lettere e gli oggetti da decifrare realizzati in ceramica e posti su un tavolo di legno ricoperto da uno specchio. Per costruire la frase da decrittare Corà ha potuto contare sulla consulenza di Stefano Bartezzaghi, considerato un “mago” dell’enigmistica; la rappresentazione, perfino nella forma delle lettere, cita invece Maria Ghezzi, per anni la più famosa autrice di rebus. In questa serie di elementi “tradizionali” si inserisce però anche l’uso dell’intelligenza artificiale, in particolare del software DALL-E, utilizzato per dare vita all’anticonvenzionale, semiastratto sfondo del rebus. E anche la soluzione, “grossa perdita”, vuol essere una dichiarazione su ciò che lo strapotere odierno della tecnologia ci ha sottratto. «Mi piace evocare elementi della quotidianità, con i quali si ha un rapporto familiare, ma poi creare un cortocircuito, una sorta di traduzione alternativa della realtà», commenta l’artista. L’idea di interazione dell’opera con il pubblico, spesso nell’arte contemporanea ammantata di retorica, diventa in questo caso giocosa e “accogliente”.
Stefano Castelli
tavolo in legno, stampa su specchio, sculture in ceramica, cm 100x90x90.