Thomas Braida

Nei dipinti realizzati sin qui, Thomas Braida (Gorizia, 1982) delineava scenari suggestivi e difficilmente decifrabili sul piano razionale, scegliendo la strada dell’evocazione e delle associazioni istintive. Le sue rappresentazioni abituali sono scene intime o corali che suscitano l’idea di una narrazione ma la lasciano all’immaginazione dello spettatore. L’opera realizzata per il Premio, Vacca sul ghiaccio che scotta, cambia registro presentando invece un’allegoria leggibile, che riporta a un argomento preciso. Braida rappresenta infatti il tema del riscaldamento globale e dei danni dell’allevamento intensivo scegliendo la via del paradossale e del grottesco sin dal titolo, che cita e distorce quello del dramma di Tennessee Williams. Anche lo stile dell’artista si differenzia leggermente rispetto ai dipinti precedenti: la pittura è qui più veloce, gestuale e fluida. La pezzatura della mucca ha la forma delle terre emerse, come in un planisfero (ma senza l’abituale disposizione dei continenti: l’Europa è decentrata a evocare nuovi punti di vista sul mondo, più pluralistici). Con atteggiamento stanco, sconsolato e impaurito, l’animale piega il collo smisurato come per annusare il suo stesso corpo o per rannicchiarsi e proteggersi dal probabile crollo della superficie su cui è disteso.

Commenta Braida: «Come si vede dalla forma delle sue macchie, la mucca rappresenta il mondo, come una Madre terra appoggiata su un ghiacciaio (o su un vetro) crepato. Il dipinto vuole rispecchiare la precarietà e l’assurdità del momento che stia mo vivendo».

Stefano Castelli